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di Giuseppe Longo

POZZUOLO – “All’alba vincerò”, canta il tenore nell’ultimo atto di “Turandot”. Operaprima-Wien, invece, ha vinto ieri sera la sfida contro il maltempo incombente, quando lampi e tuoni, peraltro neanche tanto lontani, hanno fatto da sottofondo inquietante alle prime battute della grande opera di Giacomo Puccini, ma fortunatamente non è successo niente. Come se Giove Pluvio avesse deciso di assecondare il grande lavoro sostenuto da Pozzuolo del Friuli, ormai affermata “cittadella dell’opera”, e da più di trecento persone, per la stragrande maggioranza instancabili volontari, lasciando che la “prima” del lavoro pucciniano evolvesse senza intoppi. E il successo è stato veramente strepitoso.


Entusiasmo alle stelle, infatti, fra il foltissimo pubblico che riempiva ogni ordine di posti – diverse centinaia di spettatori (molti parlavano tedesco)! – deĺla platea ricavata fra le barchesse di Villa Gradenigo Sabbatini, da molti anni punto di riferimento tecnico-scientifico del Friuli agricolo e in questi giorni “casa del belcanto”. E aĺla fine applausi calorosissimi per tutti, soprattutto quando sul palco innalzato davanti alla nobile dimora sono saliti tutti coloro che, nei vari ruoli, hanno fatto rivivere la drammatica vicenda di “Turandot”. E in modo particolare quando si è aggiunto il maestro Tiziano Duca che ha voluto fare questo nuovo “regalo” al suo paese. I battimani a lui rivolti hanno voluto sottolineare anche la brillante prestazione dell’orchestra sinfonica di Operaprima-Wien e del coro che hanno “dialogato” sempre efficacemente con i bravissimi cantanti: il soprano Natasa Katai (principessa Turandot), il tenore Gustavo Porta (principe Calaf), il soprano Gesua Gallifoco (Liù, giovane schiava), nonché il basso Diego Maffezzoni, il tenore Alexander Gallee. E ancora il basso-baritono Giovanni Romeo, i tenori Sinisa Radin e Mladen Prodan. Ma Duca, oltre alla folta formazione musicale, ha diretto anche i cori pure di voci bianche (preparati da Sabina Arru), gli ottoni della Filarmonica di Pozzuolo e le numerose comparse. Il tutto per uno spettacolo avvincente e che ha letteralmente commosso quando si è levato il “Nessun dorma…”, accompagnato dalla famosissima aria che praticamente chiude il dramma lirico in tre atti lasciato incompiuto dal Genio di Torre del Lago e portato a termine dal discepolo Franco Alfano, il quale cercò di interpretare le intenzioni che aveva il Maestro per tradurre in musica il libretto di Giuseppe Adami e Renato Simoni dall’omonima fiaba teatrale di Carlo Gozzi. Il 25 aprile 1926 – due anni dopo la scomparsa del compositore – alla prima dell’opera al Teatro alla Scala di Milano, il grande Arturo Toscanini, che la dirigeva, arrestò la rappresentazione a metà del terzo atto. E rivolgendosi al pubblico disse: «Qui termina la rappresentazione, perché a questo punto il Maestro è morto». Era il suo omaggio a Giacomo Puccini. Al quale sono stati tributati grandi onore nel centenario celebrato nel 1924, fra i quali ha ben figurato – e figura anche ora – quello voluto da Pozzuolo con il Progetto Puccini che l’anno scorso ha messo in scena “Gianni Schicchi” e ora questa splendida “Turandot”.


Questo grande successo ha rappresentato, dunque, la ricompensa più bella dopo così tanto lavoro. Accanto alla gioia impagabile per aver visto l’allestimento salvato dalla pioggia, da giorni annunciata copiosa, e che lampi ricorrenti minacciavano anche durante la rappresentazione. L’impegno profuso in mesi di appassionato lavoro ha dunque vinto ieri sera, senza aspettare l’alba del principe Calaf. Entusiasta anche l’assessore regionale alla Cultura: «È una serata storica per la comunità di Pozzuolo e anche per il Friuli, perché questo progetto è un’opera corale, non solo nel senso musicale del termine, ma anche sociale e culturale: si tratta di un esperimento di cultura partecipata assolutamente in linea con la visione della Regione, che la considera non solo un insieme di nozioni acquisite sui libri, ma soprattutto una personale e soggettiva rielaborazione di esperienze vissute». Mario Anzil ha sottolineato anche la valenza di ampio respiro dell’iniziativa, rimarcando la collaborazione con associazioni e istituti di formazione del territorio ai quali quest’anno si è aggiunto l’Enaip, incaricato di trasformare queste esperienze in una concreta opportunità di formazione per i giovani attraverso laboratori su scenografia, realizzazione dei costumi e delle scene. Il tutto molto bello e che ha sottolineato la bravura della regia di Francesca Mazzilli.
Oggi un parziale, meritato riposo – almeno per il grosso dei protagonisti – perché questo pomeriggio, al Palamostre di Udine, c’è l’annunciato evento collaterale a ingresso libero con i solisti del Progetto Puccini accompagnati dal pianoforte. Ma già domani si ricomincia: andrà in scena, infatti, la prima delle due repliche. Fortunatamente senza il patema della inclemenza del tempo. Le previsioni Osmer per la giornata domenicale sono infatti ottime, dopo anche la pioggia odierna, degne dell’ultimo giorno d’agosto e dell’estate meteorologica. Perché lunedì, 1 settembre, è già autunno e martedì è in programma la rappresentazione finale.

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In copertina e all’interno alcune immagini dell’applauditissima prima di “Turandot” ieri sera a Pozzzuolo nella corte di Villa Gradenigo Sabbatini.

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